Intervista con Luigi Somma

Osservare la politica in medias res per coglierne le trasformazioni ancora in atto, arrischiandosi su un terreno franoso e instabile come quello della politica italiana.

È possibile ritrovare questo sforzo nel libro Democrazia senza popolo di Carlo Galli – docente di Dottrine politiche presso l’Università di Bologna e parlamentare – che verrà presentato oggi alle 19 presso l’Arco Catalano di Palazzo Pinto, nell’ambito di «Salerno letteratura». Il tema dell’incontro è Per la nobiltà della politica, con la conduzione di Gennaro Carillo.

Galli traccia nel suo libro la parabola politica del nostro Paese, a partire dalle elezioni del febbraio del 2013 – segnate dal tentativo fallito di Bersani di dar vita a un nuovo governo – fino al referendum costituzionale.

Galli, partiamo dal titolo del suo libro Democrazia senza popolo. Che cosa vuol dire?

In linea di principio, non credo sia possibile che una rappresentanza politica possa sopravvivere senza il proprio rappresentato. Non c’è mai l’assenza totale del rappresentato, ma c’è una progressiva diminuzione qualitativa e quantitativa dello stesso; nel senso che ormai va a votare solo una metà della popolazione, mentre l’altra metà resta a casa. Anche nell’ipotesi che il popolo si esprima, la sua volontà è completamente ininfluente. Il sistema istituzionale della democrazia continua a funzionare anche in Parlamento, anche se c’è sempre meno popolo, che è stato prima gravemente illuso e poi disilluso.

Come si collocano le forze populiste rispetto a questo status quo?

Le forze populiste sono forze che giocano la classica mossa intellettuale e politica del populismo, cioè dividono il mondo in un «noi» e un «loro». Per cui «noi» siamo i molti onesti, mentre «loro» sono i pochi disonesti. «Loro» sono tutti uguali e, anche quando evidenziano la loro diversità, in realtà stanno recitando. Gli unici a fare la differenza siamo «noi». Dopo aver acquisito in questo modo molti voti, questo movimento, che non è né di destra né di sinistra, da qualche parte va a cadere: oggi è molto probabile che vada a cadere sulla destra.

Lei scrive: «La politica è il potere meno potente». Che cosa c’è dietro questa affermazione?

La nostra non è una società liquida, ma rocciosa e quindi composta da tante differenze, disparità e contraddizioni, che sono tutte congelate, incapaci di produrre progresso nella loro pericolosa immobilità. L’ultima generazione dei politici di sinistra ha lasciato cadere l’ipotesi che la politica fosse onnipotente, mettendosi invece a rimorchio delle potenze economiche e facendo in modo che fossero queste ultime a segnare la via e ad assegnare alla politica il proprio ruolo. Ovvero, aiutare le forze economiche a fare piazza pulita delle architetture dello Stato sociale. Così le forze politiche di sinistra si sono assunte l’incarico di aiutare il mercato a fare piazza pulita dei diritti, poiché erano questi ultimi a impedire ad esso di affermarsi.

L’articolo è stato pubblicato in «la Città. Quotidiano di Salerno e provincia» il 24 giugno 2017